Ponte Duca d’Aosta: capolavoro di ingegneria al Flaminio

Il Ponte Duca D’Aosta costituisce un grande esempio di ingegneria e di architettura moderna nella capitale.

Si tratta infatti di un ponte in calcestruzzo armato ad unica arcata con delle dimensioni assolutamente notevoli: 220 metri di lunghezza per 30 metri di larghezza.
Anche il Ponte Duca d’Aosta può essere inquadrato quindi nelle opere di urbanizzazione portate avanti durante il Regime per dare forma alla Capitale dell’Impero.
In particolare il ponte collega il quartiere Flaminio con il Foro Italico, puntando direttamente sulla Stele Mussolini in ingresso al complesso sportivo.

Il Ponte Duca d’Aosta è uno dei ponti del Tevere del ‘900, fu realizzato nel 1939 e doveva costituire proprio l’asse di accesso trionfale al complesso del Foro Italico.
Il suo progetto fu assegnato tramite concorso pubblico bandito nel 1935 a cui parteciparono molti architetti di spicco del panorama dell’architettura moderna italiana tra cui ad esempio le stesso Enrico del Debbio, ideatore e progettista del complesso del Foro Italico.
L’assegnazione però toccò ad un altro architetto: Vincenzo Fasolo, architetto ed ingegnere originario della Dalmazia ma romano di adozione, che ideò il ponte costituito da una struttura portante in cemento armato con una grande arcata centrale a sezione variabile con uno spessore in mezzeria molto sottile che dona una immagine di grande eleganza e leggerezza.
Il Ponte Duca d’Aosta è poi completamente rivestito di travertino e i suoi ingressi sono posizionati quattro cippi commemorativi (due per lato) con dei bassorilievi in stile littorio che rappresentano gli scontri portati avanti sui fiumi Isonzo, Tagliamento, Sile ed Adige dalla III armata durante la I guerra mondiale. Il Ponte infatti risulta dedicato al Duca d’Aosta Emanuele Filiberto che durante il conflitto bellico era stato appunto comandante della III armata e l’aveva guidata alla vittoria dopo Caporetto.

Nel progetto poi Vincenzo Fasolo aveva poi previsto l’inserimento ai lati del ponte di scalinate monumentali che permettessero di scendere al fiume e che dovevano essere collegate ad un percorso attrezzato per la pratica sportiva, in collegamento quindi con il Foro Italico, che però non trovarono realizzazione.

Il ponte rimane comunque un grande esempio anche di evoluzione tecnica e tecnologica, che per la sua realizzazione richiese anche particolari accorgimenti soprattutto in fase di realizzazione delle fondazioni.