La fontana delle Naiadi: una storia tormentata con un lieto fine

La fontana delle Naiadi: eccoci giunti ad un altro episodio dedicato al racconto delle fontane della Capitale.

La fontana delle Naiadi rappresenta, almeno dal punto di vista temporale, un punto di svolta. Stiamo parlando infatti di una fontana che risulta essere l’ultima dello stato pontificio e la prima di Roma Capitale.

La costruzione della fontana è anche in questo caso legata ai lavori di sistemazione degli acquedotti, nello specifico dell’acquedotto Marcio. SI tratta di un acquedotto antichissimo realizzato intorno al 144 a.C. ma che ai tempi delle invasioni barbariche fu molto danneggiato. Tuttavia la qualità e l’abbondanza delle acque che raccoglieva, spinsero Papa Pio IX a intraprendere delle importanti opere di recupero della conduttura romana. I lavori si conclusero con la realizzazione di questa fontana che venne inaugurata in maniera provvisoria proprio dal Papa il 10 settembre 1870 in zona Termini.

Solo 10 giorni dopo però lo stato pontificio cadde a seguito della Breccia di Porta Pia e Roma venne annessa ufficialmente al Regno d’Italia di cui divenne capitale.

Il ruolo di nuova capitale ovviamente portò con se dei lavori di riassetto urbanistico della città che doveva mostrare il suo nuovo ruolo politico, in questo periodo di revisione va inquadrata anche la realizzazione di Piazza della Repubblica a Roma che veniva a svolgere un ruolo cardine nella nuova struttura urbanistica.

La fontana delle Najadi trovò quindi in questa piazza la sua nuova collocazione, piazza nota anche come piazza dell’esedra proprio per la sua forma mutuata dalla grande esedra delle terme di Diocleziano di cui i portici dei nuovi edifici della piazza realizzati nel 1890 circa ricalcano il perimetro.

Con l’avvento del Regno d’Italia la fontana trova il suo compimento, viene realizzata su progetto di Alessandro Guerrieri, questo prevedeva la realizzazione di tre vasche circolari. Si cercò di completarla con un gruppo scultoreo rappresentante dei leoni per la visita di Guglielmo II di Germania, ma la sistemazione non raccolse il consenso sperato.

Si incaricò quindi lo scultore Mario Rutelli per il completamento e fu proprio lui a ideare le figure che oggi danno il nome alla fontana. Si tratta di quattro gruppi scultorei raffiguranti figure di ninfe e animali aquatici. In particolare vengono raffigurate le Ninfe dei laghi, dei fiumi, degli oceani e delle acque sotterranee.

Si potrebbe pensare che così la storia si possa finalmente concludere, in realtà non fu così. Le polemiche scoppiarono intorno alle figure realizzate dal Rutelli, giudicate troppo lascive. In particolare poi le critiche furono feroci per il gruppo scultoreo centrale che raffigurava tre tritoni, un delfino e un polipo che lottavano tra loro. Il gruppo scultoreo non piacque, venne addirittura soprannominato “il fritto misto di Termini”, venne quindi rimosso e spostato ed è ancora oggi visibile in Piazza Vittorio.

Solo nel 1914 la fontana ebbe la sua inaugurazione definitiva con il posizionamento all’interno della scultura del Glauco con in mano un delfino che ancora oggi costituisce il centro di questa fontana!