Centro Georges Pompidou: l’ídea di un edifico aperto,nudo,senza muri.

Il neo presidente Francese George Pompidou decide nel 1969 che la citta’ di Parigi dovesse dotarsi di un centro culturale per le arti Nazionale contemporneo, al centro della citta’.  Lancio’ una sfida in un certo senso alle istituzioni Americane dell’epoca che erano state fino a quel momento un modello di ispirazione.

L’idea di due giovani architetti,Renzo Piano e Richard Roger colpi’ l’attenzione della giuria del concorso Internazionale , concorso al quale si iscrissero 681 partecipanti.  La giuria premio’ il coraggio dell’idea,l’originalita’ e il grande  impatto visivo che il progetto di due giovani e quasi senza esperienza ,avrebbe conferito  all’edificio. Nasce cosi’  Il centro Pompidou o Boubourg.

Appare da lontano come una grande macchina, oppure come un’astronave futuristica che e’ atterrata in una radura (clairiere).  Ma mano a mano che ci si avvicina,la grande macchina prende corpo in un edificio  incapsulato in una struttura colorata. Lo studio ha infatti previsto che le travi siano esterne a vista, che tutti i servizi ,gli ascensori,scale mobile,le grandi ventole per prese d’aria,gli inpianti idraulici,elettrici, siano collocati anch’essi all’esterno in canalizzazioni tecniche distinte per funzioni da colori e dunque ben visibili dai frequentatori che si apprestano alle file d’ingresso.  Ma al contempo man mano che ci si avvicina al museo ci si accorge che e’ diverso da tutti gli altri musei .  Non ha mura,non si vedono finestre,e’ colorato, e’ di ferro e vetro,e’ trasparente tanto che dall’esterno si vedono su ogni piano dello stabile, turisti circolare negli ambienti.

Questa nuovo modo di concepire le caratterizzazioni tecniche,se pur degna di nota,finira’ per creare dubbi, ed un certo sentimento ostile, proprio dagli abitanti stessi e da alcuni rappresentanti delle autorita’ locali agli inizi dell’ avvenutura.  Il contrasto tra i vividi colori della facciata,le forme non canoniche date dagli impianti esterni e le facciate degli edifici prospicienti alla piazza e’ troppo evidente per i residenti Parigini che vivono in zona.  Ma la caparbieta’ dei due architetti e l’aiuto del ministro Jac Chirac che al contratrio dei suoi colleghi crede maggiormente in questo progetto, alla fine, vince. Il centro Pompidou vede luce alla fine del 1977.

Il giorno del vernissage, la classe politica Francese scopre che quello che sta vedendo e’ il museo e non il cantiere del museo.  La dolce rivincita in risposta ai malumori che questo progetto ha destato e’ legata probabilmente, da un lato al grande utilizzo degli ascensori esterni che rimane piu’ facilmente nei ricordi dei visitatori,poiche’ offrono la possibilita’di vedere la citta’ in panorami senza eguali e dall’ altro dalla trasparenza dell’edifico stesso. Questo gioco di doppia visione, interno/esterno,l’idea di un edificio aperto, ha contribuito a far si che il sito sia stato visitato nei primi mesi di vita,da circa 20.000 persone al giorno.  E per chi esercita la fotografia di architettura, la rappresentazione delle grandi trave esterne che costituiscono la capsula in contrasto con le facciate del 800 – 900 dei palazzi prospicenti la piazza, sono le inquadrature forse piu’ eseguite al mondo.  Tutto questo in tempi precedenti al boom odierno dei social media.

Lo studio Piano & Rogers ha tenuto fede al manifesto del bando redatto da Georges Pompidou,aprire la cultura a tutti nel modo piu’ naturale e semplice possibile, invitare chiunque ad entrare negli spazi museali ,tanto agli studiosi di arte quanto maggiormente a chi si dovesse trovare a passare in zona e si lasciasse guidare dai flussi turistici che la piazza raccoglie e conduce all’intermo.  Infine ha dotato la citta’ di Parigi di una grande centro culturale che diviene pero’ la nuova idea di centro culturale contemporaneo.  Nei viaggi turistici a Parigi e’ oramai imprenscindibile la visita al famoso museo. In questo senso il centro non solo ha dato continuita’ al senso di grandezza Francese, ma ha lanciato un modello di marketing della citta’. Molti ministeri della cultura nel mondo ,si sono successivamente ispirati a questo modello di marketing culturale per rilanciare citta’ o per rivitalizzare quartieri spenti.

E’ stato calcolato che il Beauborg sia stato visitato da circa centocinquanta milioni di persone nei suoi primi venti ani di vita.  Negli anni 80 – 90 ogni amministrazione che si e’ cimentata in progetti di musei e centri di cultura ha avuto il Pompidou come riferimeto.  Ed e’ da quegli  anni che si inizia a parlare di archistar.  Lo studio Piano fa Tesoro di questa irripetibile esperienza e si specializza negli spazi museali progettando altri musei nel mondo, alcuni ,divenuti a loro volta famosi.