Villa Imperiale di Nerone : Una villa romana a picco sul mare

 

Della villa Imperiale di Anzio rimangono purtroppo pochi resti visibili, e’ un destino questo condiviso da gran parte degli edifici dell’eta’ Romana.

Come quasi sempre accade a Roma e citta’di periferia quando un’amministrazione comunale decide di costruire opere pubbliche é li’ che bisogna fare I conti con il passato.

I primi rinvenimenti della villa imperiale di Anzio videro la luce nel 1892. La villa si estende su di un fronte di 800 metri a picco sul mare sino a capo d’Anzio,nell’ attuale zona del viale della Fanciulla d’Anzio, in un area che e’ stata definita Arco Mutuo e che comprende anche la parte del faro.

La grande villa subi nel tempo l’aggressione del mare che ne modifico’ dunque l’aspetto rendendolo di difficile comprensione, l’incuria successivamente aggravo’ la sua situazione. Dell’ ímpianto della villa sul mare rimangono oggi alcune tracce che solo occhi esperti sanno leggere .

Gli spazi del grande complesso sono stati adattati e modificati in epoche diverse. Gli ambienti convenzionali di forma quadrata, con vani ortogonali e perpendicolari hanno lasciato spazio a ampi belvederi semicircolari che seguono la forma della costa. In alcune fasi di costruzione della villa gli studiosi trovano confronti con le piu’ famose ville patrizie del litorale campano e di Pompei. Queste fasi costruttive che si sono susseguite nel tempo hanno accompagnato gli stili dei diversi Imperatori, che ad Anzio hanno avuto dimora estiva ,trasformando l’edificio da una domus ad una vera villa Imperiale.

E’ nella fase denominate neroniana dove si costruiscono una banchina sul mare e si crea una darsena per i collegamenti dalla villa ad un porto privato .
Adriano che ne fu ospite apporta delle decorazioni alla residenza, le opere murarie a lui attribuite sono poche, tuttavia troviamo una serie di padiglioni che mostrano bene la tecnica costruttiva adrianea, inconfondibile.

Mancano fonti letterarie sul nuovo schema della villa, ma la struttura laterizia color rosso scuro, tipica dell’attività edilizia di Settimio Severo, indica il totale restauro e rifacimento della residenza .

L’edificio poggiava su una terrazza artificiale che era sostenuta da una serie di grotte, in una di queste fu rinvenuto un laterizio con marchio di fabbrica delle fornaci attive in età severiana, questo documenta l’effettivo restauro in laterizio dell’intero complesso che avvenne sotto la guida dell’imperatore.

La villa cambia nuovamente il suo aspetto,quando un’esedra porticata viene sostituita da un atrio colonnato e grande importanza assumono le terme, che presentano un maestoso calidarium a pianta rettangolare.

La tecnologia Romana delle terme, trova qui ancora una volta impiego per degli spazi che solo un Imperatore puo’ avere e che possiamo solo immaginare. Queste sono poste alla base del promontorio dell’Arco Muto, esposte verso sud.Si sviluppano in altezza per quattro piani; al livello del mare sono i magazzini e gli impianti di riscaldamento scavati nella falesia di arenaria, al secondo livello il grande calidarium insieme agli altri ambienti termali, al terzo piano una chiostrina con pavimenti a mosaico, all’ultimo livello invece, sono state localizzate una latrina e una vasca riscaldata.
Tuttavia ultimamente la rilettura delle stratigrafie e delle strutture, soprattutto nell’uso dell’opera reticolata, ha portato a diverse conclusioni, riducendo le fasi edilizie della villa imperiale a soli due grandi interventi, l’ultimo dei quali effettuato durante l’età severiana.

L’intera area viene trasformata in un vero e proprio palazzo che fonda il suo prospetto sul mare.
Ci piace immaginare I componenti di quelle che furono le famiglie imperiali di allora passeggiare nella villa e volgere lo sguardo al tramonto sul mare.
Ed e’proprio il mare e la costa laziale con I suoi tramonti il vero protagonista di tutto quanto accaduto.